Le mie inestimabili cose piccole

Il croissant pare essere l’entità perfetta. Esso racchiude la creazione nell’impasto, nel mescolare ingredienti polverosi e liquidi, argillosi, combinandosi in un inestetico ammasso bubboso fino a diventare una massa lucente; l’attesa, che riguarda il tempo, quella porzione di vita nella quale un grumo di lipidi ed enzimi si attiva assumendo volontà propria e che pertanto deve essere controllato; autorità, nell’aggiudicare porzioni di attesa adeguate, tali da sancire il destino di quella massa; burro, di delicatezza e oleosità, fonde oltre i trentatré gradi e vuole essere lavorato a freddo nei croissant, ma la mano sapiente deve porre grasso e pasta alla stessa consistenza perché il potere dell’uno e dell’altro vengano amplificati in un risultato che è molto più della somma dei due elementi. Croccantezza e morbidezza, assieme, in un abbraccio che è sempre distanza, in una fuga che mai finisce veramente.

Pare non esserci parola più appropriata, quasi onomatopeica, per descrivere una sostanza così morbida ma decisa, dall’emotività un po’ instabile: se avverte gelo attorno s’irrigidisce, se viene circondato da calore eccolo sciogliersi. Mentre invece la stessa parola in spagnolo significa asino, ma non c’è la stessa derivante evocazione nell’associare referente e riferimento. Anche se poi guardandolo da vicino, l’asino, accarezzandogli il muso di velluto reggendo la sua testa tra le braccia, pare abbia dello stesso carattere: che ama il calore e si vuole smollare, butta le orecchie cadenti all’indietro ad ogni carezza sul capo e si fa duro come un comodino quando le intenzioni divergono.

Ma guardatelo, questa meraviglia di pasta sfogliata arrotolata su stessa, il croissant. Aerospaziale, la traduzione è veloce: “crescente”, come una luna, della quale può incurvarsi in egual modo e riflettere la luce dalle resistenze del forno acquisendola, fissandola su di sé, immolando le proprie strutture pietrificando; come risultato una compostezza di nobile lignaggio, vicende di dama e del suo cavalier accanto. Sadomasochismo, da sodo e laminato, che esce dopo essere stato dolcemente torturato in pieghe di piacere, riposa stanco e soddisfatto; le sue carni si fanno sweet and tender, i suoi livelli si appianano fin nelle molecole e lì, in uno scambio reciproco di sguardi, esso non vi ringrazierà mai quanto voi ringrazierete lui divorandone le membra, inghiottendolo, consegnandolo all’oblio acido. Ma se in tutto questo potrete dannarvi nella maledizione di ricordarne anche uno soltanto, tra la miriade di corpi su cui avete posato le labbra, ecco, dell’arte di mani e cuore e mente state perendo.

Mi trovavo davanti al Macadams deck oven, un forno possente dotato di cinque larghe bocche di balene; a lato del tavolo d’acciaio su cui ogni giorno palpo e mutilo i pani prima di ustionarli, un fiocco d’avena resisteva attaccato – si vede per qualche microscopico pedicello – al telo di spessa fibra che isolava i pani. L’ho colpito scagliandovi addosso tutta la rabbia del mio dito medio dopo essersi liberato all’improvviso dalla stretta del premuroso pollice: il fiocco, rotenando vertiginosamente, si è allargato in una parabola ampissima prima di restringere verso il centro e atterrare nelle mani di un cutter, così si chiama il ruolo di un giocatore di Ultimate designato alla corsa verso la meta nel tentativo di ricevere un passaggio lungo, solitamente uno sparo. Ed io l’ho visto così chiaramente, chiudere entrambe le mani attorno al disco davanti a sé, senza dover rallentare la corsa anzi appena accelerandola, mentre l’ultimo difensore abbandonava ogni illusione superstite.

Quel fiocco di avena è diventato un frisbee ma non si è mai ritrasformato in un fiocco d’avena.

Pubblicato da lucafraz

Sono nato atopico e ho passato molto del mio tempo grattandomi braccia e gambe, perlopiù; quindi sono "diventato" atopico: ho smesso di abitare un luogo determinato.

2 pensieri riguardo “Le mie inestimabili cose piccole

  1. Una volta a Sexten in una guesthouse, con camping attiguo, ho mangiato il croissant più buono della mia vita. Era fatto a mano, veramente paradisiaco per il palato. Tutt’altra cosa rispetto a quelli che vendono nei bar. Esperienza unica 😋

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