Esattamente fino a quindici secondi fa stavo pensando “Cavolo ho mangiato frutta, verdura, pesce, prosciutto a pranzo e non sento fame”. Ora invece sì.
E’ stata una giornata strana, lunga, faticosa. La prima sveglia lavorativa della settimana è terribile. Alzato con un vago magone a metà tra la tristezza e la frustrazione, ho ingurgitato la crepe preparata ieri sera con una cucchiata di burro d’arachidi spalmato sopra. Guardavo la crema adagiata sulla superificie bucherellata della crepe e mi vedevo su qualche spaggia, spalmato a terra nello stesso, disarticolato modo. Non lo sapevo ancora con esattezza ma necessitavo di una netta closure, verso le vicisitudini sentimentali degli ultimi tre anni.
Da una settimana a questa parte inoltre, proprio da quando sono andato per la prima volta dal chiropratico, i fastidi alla schiena sono aumentati e, verso la fine della settimana scorsa, anche un’insidiosa infiammazione all’interno coscia ha dato manforte alla cupaggine generale. Per cui stamattina ho deciso che, mentre per infornare il pane avrei usato la solita tecnica: mano destra che dirige e mano sinistra che sostiene, per sfornare avrei cambiato lato, usando la mano sinistra per dirigere la pala e la destra per sostenerla nel suo baricentro. Il risultato è stato un notevole innalzamento dei pani caduti dal carrello di legno ma, con mio grande stupore, ho retto magnificamente alla frustrante ripetitività di quei fallimenti. Consapevole che sia necessario ripetere un’azione molte volte prima di poterla padroneggiare, faticando molto più del solito e mettendoci più tempo, ho continuato fino alla fine del turno diversificando i movimenti. Questo per dare sollievo alle mie catene muscolari, impegnate quotidianamente nello stesso identico movimento unilaterale per molte ore.
Ma ogni giorno, tagliando e infornando migliaia di pani, è come entrare nella quiete di un mantra. Ad un certo punto la mente si astrae e ogni movimento diventa automatico, completamente dissociato dalla volontà. In questa dimensione mi sentivo strozzare dall’arcipelago di pensieri che mi si erano radunati in testa e così, senza forzarne nessuno e senza nascondermi, li ho lasciati fluire, liberi di esistere, e la chiusura è arrivata. Prima dentro di me, sottoforma di decisione consapevole, poi nei fatti, per cui l’ho agita poco dopo.
Così questo pomeriggio sa di amaro ed è un po’ vuoto. Ma è il giorno del ringraziamento qui in canada, questo 14 Ottobre, ed io mi sento dentro un grande Grazie. Per tutto quello che è stata la nostra storia, nel bene e nel male, e per tutto quello che ho oggi, per quello che sono, per quello che è la Vita. Forse anche per la mia dermatite, che se non fosse per la quale, forse, non avrei mai iniziato questi 30 giorni senza zucchero, né questo blog, né questo viaggio.
Sì, da qualche tempo a questa parte ho fatto la pace con la mia dermatite. E credo che, per quella strana e difficilmente spiegabile, ma concreta omogeneità di spirito e corpo, questo abbia significato il più grande cambiamento. La maggior parte del tempo che ho passato a documentarmi sulla dermatite è stata dedicata alla comprensione del fenomeno, senza paura di sconfinare in campi astratti e sconosciuti. Ho raccolto tutte le informazioni che ho trovato plausibilmente collegabili in tutte le discipline e, a poco a poco, in diversi anni devo dire, mi hanno portato a cambiare idea sulla mia pelle, sulla sua funzione, sulla considerazione che ne ho.
Eliminando lo zucchero ho iniziato a grattarmi di più sembra. Ma oggi è stato diverso. In particolare da oggi pomeriggio in avanti mi sono grattato meno. Le ultime crosticine si stanno riassorbendo. Mi sono sentito parecchio stanco per cui, tornato a casa dopo mangiato, mi sono concesso di chiudere gli occhi seduto sul letto, mentre di sottofondo un calmo episodio di Shetland andava, con il suo ritmo tranquillo e i paesaggi scozzesi che amo che cambiavano scena dopo scena.
Ho deciso inoltre di concentrare gli sforzi sulla produzione di un pan-pizza integrale con biga di mia produzione, che voglio realizzare per controllare il processo produttivo ed essere completamente sicuro di non avere nessuno zucchero all’interno, e anche per trovare una buona preparazione a questo tipo di lievitato integrale che mi piace particolarmente e mi stimola.
Colazione notturna: crepe di sole uova con burro d’arachidi. Merenda mattutina: 2 mele, banana, anacardi. Pranzo: minestrone, fragole, lamponi, tortilla integrale con yogurt greco e salmone affumicato, una fetta di prosciutto cotto, un bun intregrale, cetrioli freschi.