Ottimo. M., la proprietaria della casa dove abito ora, è appena tornata dalla Cina e mi ha portato un incredibile copri tavolo in gomma specifico per i lavori di impasto e, soprattutto, un sacchetto pieno di dolci cinesi. Che sto guardando proprioadesso senza guardanre l schermo.,
E niente, gli trovo un posticino tranquillo nell’armadio, al di là della montagnetta di mutande, ben oltre il deposito di pantaloni; saranno nascosti come le ghiande degli scoiattoli, che dopo questi ultimi industriosi giorni di ricerca, da oggi sono già una rarità nei parchi. Me li immagino rannicchiati dentro i loro tronchi, in piccole casette ovulari con il loro malloppo di ghiande e noci tutt’attorno a preservarne il calore, arrotolati nella loro coda o magari abbracciati, scoiattolo e scoiattola, impegnati a darsi i bacini con quei loro movimenti scattosi. Chissà come faranno in uno spazio così piccolo. Lascerò queste caramelle e piccole tortine e dolcini agli arachidi in letargo allora. Se mi venisse voglia di dormire per i prossimi tre/quattro mesi, cosa non assurda, avrei delle provviste con me.
Ho aspettato il bus 153 in direzione Coquitlam centro per venti minuti, ma gli occhi mi si chiudevano e se l’avessi preso in questo momento sarei probabilmente nella doccia del Poirier Leisure Centre. Non ce la potevo fare oggi. Il venerdì è sempre il giorno più imprevedibile, quello dove devo ricercare forze e volontà nel profondo per finire la lunga serie di carrelli pieni di pani da buttare dentro e fuori del potente forno Macadams five decks. Un forno che ha già una quarantina d’anni sul groppone e sembra non aver voglia di fermarsi. Sa dire ancora la sua, non si perde d’animo – anche se ha qualche perdita e il deck numero quattro cuoce più lento degli altri. Un anno per un forno equivale a circa sette anni per noi umani.. o erano i cani che funzionavano così? Ma comunque è veramente vecchio. Viene dal Sudafrica e non riesco a immaginare in qualche assurda bisca sunsahariana O. lo abbia vinto a poker. E l’ho pulito per bene dopo il lavoro. Gli ho alzato la sottana e gli ho aspirato tutto il lerciume accumulato che, a una stima immediata, sarà stato lì da qualche anno.
Comunque non mi sentivo troppo male. Non come la settimana scorsa dopo il giovedì pomeriggio dal Dr. S., chiropratico di Coquitlam, che mi ha scrocchiato un pochino con il risultato di farmi passare due giorni dove mi sentivo completamente scarico. Anche ieri ci sono andato e lo stesso è stato per oggi, ma fortunatamente ho avuto il turno più corto della storia, solo sei carrelli. In compenso ho utilizzato il tempo guadagnato, quello della mattina dalle 8:00 in poi, momento della giornata che stavo dimenticando potesse esistere, per andare alla clinica di North Road a far visionare la mia verruca. Piccola piccola, sotto il piede, destro, una spruzzata di azoto litiquido, una ricettina per un veloce trattamento quitidiano trimestrale, sessntacinque dollari e via! Pronto per tornare a casa, dormire venticinque minuti e tornare al forno per tre orette di corso teorico non pagato, ma che ho veramente piacere di fare. E’ così. E ora, proprio prima di coricarmi, una veloce biga con la farina italiana, così c’è scritto sul sacchetto, per l’impasto di domani.
Ultima frase prima di andare a nanna, da O., di oggi pomeriggio al corso: “Siamo figli dei nostri genitori certo, ma prima siamo figli dell’universo.”
Colazione: pane di segale con prosciutto. Merenda a lavoro: mele e anacardi. Pranzo: Riso integrale con tonno, grana e noci; pomodori secchi, olive, focaccia integrale autoprodotta. Cena: pane di segale, olive, pomodori secchi.